GreenFest

GreenFEST è un progetto cofinanziato dal programma comunitario LIFE – Governance e Informazione Ambientale.

Il progetto mira a diffondere le Buone Pratiche esistenti in Italia di Green Public Procurement per l’adozione di Criteri Ambientali Minimi nel settore delle attività culturali finanziate, promosse o gestite da Soggetti Pubblici.

GreenFEST si impone i seguenti obiettivi:

  1. Migliorare le politiche per gli appalti pubblici negli eventi culturali finanziati, promossi o organizzati da enti pubblici orientandoli verso la sostenibilità ambientale con l’introduzione di criteri sociali ed ambientali nelle procedure di appalto; Dirigere al contempo la catena di approvvigionamenti verso l’eco-innovazione di prodotti e servizi.
  2. Definire nuovi Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici e nella Normativa.
  3. Migliorare la conoscenza della legislazione ambientale nel settore culturale.
  4. Procurare ai fornitori di mercato del settore culturale e ai soggetti interessati l’accesso alla formazione e alle informazioni sugli impatti delle loro attività.
  5. Estendere le informazioni ai responsabili politici sull’ interazione tra impatti sociali ed ambientali collegati all’acquisizione di beni e servizi.
  6. Definire azioni per la diffusione e il miglioramento della gestione sostenibile di eventi culturali su piccola e larga scala promossi da Soggetti Pubblici.
  7. Trasferire le Buone Pratiche di Green Public Procurement esistenti in Italia nel settore degli eventi culturali alle alte Autorità Pubbliche ed a operatori privati del settore culturale.

LA DIFFUSIONE DEL GREEN PUBLIC PROCUREMENT

Gli acquisti verdi della pubblica amministrazione, nella definizione della Commissione Europea, sono “un processo mediante cui le pubbliche amministrazioni cercano di ottenere beni, servizi e opere con un impatto ambientale ridotto per l’intero ciclo di vita rispetto a beni, servizi e opere con la stessa funzione primaria ma oggetto di una procedura di appalto diversa.”
Si tratta di una politica nata dieci anni fa, resa possibile dalle Direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (recepite in Italia con il D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture), che hanno introdotto la possibilità di integrare considerazioni ambientali e sociali nelle procedure di appalto, e dal Piano d’Azione Nazionale sul GPP (Decreto Interministeriale 135 dell’11 aprile del 2008 poi revisionato il 10 Aprile 2013), che prevede l’adozione di Criteri Ambientali Minimi (CAM) per undici categorie di prodotto (definite dalla Legge Finanziaria 296/2006, articolo 1, commi 1126,1127,1128) e giunge fino al ruolo assegnato agli acquisti sostenibili dal nuovo pacchetto di Direttive sugli appalti pubblici della Commissione Europea (Direttive 23, 24 e 25 del 2014) per un uso strategico degli appalti pubblici, attualmente recepito dal Nuovo Codice degli Appalti D.lgs n.50 del 18 Aprile 2016.
Il Collegato Ambientale (articoli 16-19 della Legge 221/2015) e il Codice degli appalti pubblici (in particolare all’articolo 34) hanno reso obbligatorio, in Italia, il Green Public Procurement e l’adozione dei Criteri Ambientali Minimi.
In particolare. dal 2 febbraio 2016, in seguito all’approvazione della L. 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” è entrato in vigore l’obbligo di inserire i Criteri Ambientali Minimi (CAM) negli appalti pubblici dei lavori, beni e servizi. La legge rende obbligatorio il GPP nel 100% degli appalti di beni, servizi e opere che consumano energia (illuminazione pubblica, servizi energetici, acquisto prodotti elettrici ed elettronici, edilizia) e nel 50% degli appalti per tutte le altre categorie di attività economiche, edilizia e manutenzione stradale compresa; il testo prevede inoltre sgravi e agevolazioni per tutti quei soggetti che adottano strumenti quali l’EMAS, l’Ecolabel, la Carbon Footprint, i Sistemi per la Gestione Razionale dell’Energia.
Inoltre da pochi mesi è entrato in vigore il D. Lgs. 18 aprile 2016, n. 50 in attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE “sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” che integra pienamente il GPP.
Le aziende che partecipano a bandi di gara pubblici sono dunque chiamate a rispettare i Criteri Ambientali Minimi del Ministero dell’Ambiente nelle loro offerte tecniche, anche riqualificando le loro catene di forniture per poter garantire il rispetto delle nuove norme.
Attualmente, però, tra le undici categorie di prodotto (arredi, edilizia con strade, costruzioni e ristrutturazioni di edifici, gestione dei rifiuti, servizi urbani e territoriali, servizi energetici, elettronica, prodotti tessili e calzature, cancelleria, ristorazione, gestione degli edifici, trasporti) per i quali si sono definiti dei CAM non sono però previste, nonostante la loro rilevanza economica, le attività culturali, che vengono svolte direttamente o finanziate dai soggetti pubblici.
Il progetto vuole diffondere le Buone Pratiche di adozione di Criteri Ambientali Minimi nel settore delle attività culturali.