Strategia nazionale per l’economia circolare: cosa dice per contenuto di riciclato, certificazioni e GPP-CAM

Campo di applicazione

Il Ministero della transizione ecologica ha emanato il decreto ministeriale 24 giugno 2022, n. 259 sulla “Strategia nazionale per l’economia circolare”. È  un documento programmatico, all’interno del quale sono individuate le azioni, gli obiettivi e le misure che si intendono perseguire nella definizione delle politiche istituzionali volte ad assicurare un’effettiva transizione verso un’economia circolare.

Con la “Strategia nazionale per l’economia circolare”, si intende definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, affinchè siano competitive in termini di disponibilità, prestazioni e costi rispetto alle materie prime vergini.

A tal fine, la Strategia agisce sulla catena di acquisto dei materiali (Criteri Ambientali Minimi per gli acquisti verdi nella P.a.), sui criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste), sulla responsabilità estesa del produttore e sul ruolo del consumatore, sulla diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”.

La Strategia contiene tutti gli elementi richiesti dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Operational Arrangements del PNRR, ed in particolare,  ci sarà il supporto agli strumenti normativi esistenti: End of waste (nazionale e regionale) e Criteri ambientali minimi (Cam) nell’ambito degli appalti pubblici verdi.

Lo sviluppo/aggiornamento di EOW e Cam riguarderà in particolare l’edilizia, il tessile, la plastica, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee); ci sarà poi l’individuazione di specifici strumenti normativi ed economici per accelerare l’adozione dei decreti EoW e CAM ed incentivarne l’attuazione;  e verrà rafforzare la capacità tecnica delle stazioni appaltanti per la corretta applicazione dei CAM.

L’adozione di sistemi di gestione è annoverata tra gli strumenti che favoriscono la diffusione di nuove abitudini produttive e di consumo e che orientano il mercato verso scelte più ecosostenibili, attuando molti degli elementi dell’economia circolare.

I prodotti/servizi Ecolabel Ue si contraddistinguono perché, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita e favoriscono la consapevolezza e la responsabilità condivisa del produttore.  

Il nuovo standard AFNOR XP X30-901:2018 (Circular economy project management system – Requirements and guidelines) è, ad oggi, l’unica norma internazionale certificabile per la gestione dei progetti di economia circolare. La sua implementazione è ancora più immediata se l’organizzazione, azienda o ente, dispone già di un Sistema di Gestione (Qualità e/o Ambientale).

Il Gpp

Tra gli interventi da mettere in atto per stimolare il mercato delle materie ottenute a partire da un residuo/rifiuto,  vi è il contributo del Green Public Procurement (Gpp), ossia gli acquisti verdi della pubblica amministrazione, può essere determinante.

Il Gpp è uno strumento di politica ambientale che intende stimolare lo sviluppo di filiere circolari e favorire il mercato di prodotti riciclabili e servizi a ridotto impatto ambientale, attraverso la leva della domanda pubblica, contribuendo, in modo determinante, al raggiungimento degli obiettivi delle principali strategie europee come quella sull’uso efficiente delle risorse o quella sull’economia circolare.

Gli appalti pubblici circolari rappresentano un ulteriore nuovo passo avanti verso la circolarità  e costituiscono un approccio agli acquisti verdi che riconosce l’importanza delle autorità pubbliche nel sostenere la transizione verso un’economia circolare.

Il Gpp va considerato come stimolo e occasione per fare ricerca, per innovare e, conseguentemente, per migliorare la capacità competitiva delle imprese, accrescendo la loro velocità di penetrare nel mercato nazionale e internazionale e, di conseguenza, rappresenta un vero e proprio strumento di politica industriale orientata alla sostenibilità ambientale.

In Italia, il mercato degli acquisti pubblici vale circa il 10% del Pil. A partire da questi numeri, è evidente il peso specifico e l’influenza sul mercato e sulle filiere produttive delle scelte operate dalla P.a.attraverso i propri acquisti.

I Cam prescrivono, per esempio, un contenuto minimo di materia riciclata per diverse tipologie di prodotti o materiali, oppure una riduzione dell’uso di sostanze chimiche pericolose o, ancora, una riduzione della produzione di rifiuti. In alcuni casi, i criteri ambientali sono veri e propri requisiti di ecoprogettazione che mirano ad aumentare la vita utile dei beni, in modo tale da rendere possibile il recupero del prodotto o dei suoi componenti nell’ambito dello stesso ciclo produttivo o di cicli produttivi diversi.

I Cam costituiscono uno degli strumenti principali per lo sviluppo di vere e proprie filiere circolari e per lo stimolo del mercato dei materiali riciclati.

I settori strategici sui quali è prioritario intervenire nella definizione/aggiornamento dei prossimi Cam, si legge nella Strategia, sono l’edilizia, il tessile, la plastica e i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).

Si ricorda inoltre che nel PNRR, nell’ambito della Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione competitività e cultura”, Componente 3 “Turismo e cultura 4.0” è stata prevista la Riforma 3.1. che prevede l’adozione di Cam per eventi culturali. Il Decreto dovrà essere pubblicato entro il 31 dicembre 2022.

Le azioni per il Gpp della “Strategia nazionale per l’economia circolare”:

  • intervenire nella definizione/aggiornamento dei Cam nei settori strategici per l’economia circolare;
  • accelerare le procedure di aggiornamento dei Cam, strutturando la relativa disciplina in modo da poter agevolmente tener conto dell’evoluzione tecnologica di settore, in moda da garantire l’offerta dei prodotti e servizi necessari per soddisfare la domanda da parte della pubblica amministrazione e migliorare, al contempo, l’impatto ambientale da perseguire attraverso la valorizzazione di tutti i materiali;
  • rafforzare la capacità tecnica delle stazioni appaltanti pubbliche supportando gli Enti locali nell’applicazione dei Cam, nonché stabilendo requisiti che, in linea con il progresso tecnologico, siano in grado al contempo di garantire la presenza sufficiente di prodotti e servizi sul mercato e un significativo miglioramento e dell’impatto ambientale, utilizzando criteri premianti per i prodotti della bioeconomia circolare;
  • creare maggiore sinergia tra la disciplina sulla cessazione della qualifica di rifiuto (EoW) e la produzione e aggiornamento dei Cam;
  • rafforzare la concertazione con il mondo industriale, anche tramite la codifica di un’adeguata governance, dell’iter di redazione e di approvazione dei Cam;
  • prevedere uno snellimento delle procedure di gara, attraverso la presentazione da parte degli operatori economici di autodichiarazioni e impegni in sede di assegnazione;
  • valorizzare all’interno dei Cam, almeno nei criteri premianti, degli schemi volontari messi a punto dall’industria, secondo regole che siano garanzia di trasparenza e serietà;
  • incentivare gli investimenti delle imprese (soprattutto PMI) per il miglioramento delle prestazioni ambientali dei propri prodotti e servizi;
  • incrementare delle iniziative di formazione rivolte alle imprese;
  • introdurre un sistema di vigilanza, affinché i Cam vengano effettivamente integrati nei bandi pubblici e correttamente applicati;
  • istituire un osservatorio con il compito di monitorare la spesa effettuata attraverso i Cam e i benefici ambientali ottenuti;
  • valorizzare negli appalti la valutazione del TCO (costo totale in vita utile) per sostenere le iniziative finalizzate ad una maggior durabilità degli acquisti.

A pagina 75 della Strategia si tratta il tema del tessile sostenibile e viene riportato come esempio Raytent (foto 1 e 2), un filato riciclato certificato Remade in Italy.

Il contenuto di riciclato

Tra gli strumenti per lo sviluppo di un’economia circolare è annoverata anche l’introduzione del “Certificato del riciclo”.

Ma vediamo per singole aree quali sono le indicazioni in merito all’importanza del contenuto di riciclato nei prodotti.

La plastica

Per raggiungere gli obiettivi di circolarità della plastica è, quindi, necessario garantire un quadro normativo e autorizzativo coerente e abilitante, al passo con gli sviluppi industriali.

In particolare, sono necessarie regole comuni sull’utilizzo del riciclato. In vista di un utilizzo crescente delle materie prime seconde è fondamentale stabilire requisiti minimi per il calcolo di quanto materiale riciclato sia messo nei prodotti.

Nel caso del riciclo chimico, la metodologia più indicata è quella dell’approccio del bilancio di massa. In analogia con il settore carta, la metodologia per il calcolo dell’MCI deve, dunque, valorizzare, accanto al riciclato meccanico, quello chimico, sia che esso derivi da rifiuti biologici (dunque sostenibili ma anche circolari) che di rifiuti plastici (puramente circolari), in coerenza con gli schemi di certificazione di massa “ISCC Biocircular” e “ISCC Circular”; e in relazione al fine vita, occorre pesare il contributo del riciclo meccanico e fisico.

E’ necessario, pertanto, sviluppare un quadro normativo che riconosca un approccio basato sul bilancio di massa che garantisca provenienza, qualità e quantità del contenuto di riciclato da riciclo chimico nei prodotti finali attraverso standard ad hoc, riconosciuti sul piano internazionale, o attraverso il riconoscimento formale degli schemi di certificazione esistenti.

Le AEE

Nel 2016, Deloitte ha calcolato il potenziale di riduzione delle emissioni del settore delle AEE grazie a misure di economia circolare considerando due scenari:

  1. aumento del contenuto di riciclato dei materiali;
  2. aumento della durata dei prodotti (ad esempio attraverso il riutilizzo).

Lo scenario 1 ha considerato un aumento significativo del contenuto di acciaio, alluminio, gomma e plastica, rame e vetro riciclati (AEE prodotte con quasi il 100% di materie prime seconde). Nello scenario 2 all’ipotesi sul contenuto di materiale riciclato per acciaio, alluminio, rame, plastica e gomma è stata aggiunta l’ipotesi di riutilizzo delle AEE al 30% entro il 2030, rispetto a solo il 2% nello scenario di base.

Le emissioni del settore AEE potrebbero diminuire del 43% concentrandosi sul contenuto di materiali riciclati nelle AEE, fino a superare il 50% se aumentasse il loro riutilizzo.

Le batterie

In merito, in particolare, alle batterie e ai rifiuti di batterie, la Commissione ha proposto di rivedere le norme vigenti in materia e di adottare nuovi requisiti obbligatori per tutte le batterie (industriali, automobilistiche, portatili e per veicoli elettrici) immesse sul mercato dell’Ue. Obiettivo della nuova proposta è coprire l’intero ciclo di vita delle batterie, dal processo produttivo ai requisiti di progettazione, nonché la “seconda vita”, il riciclaggio e l’integrazione del contenuto riciclato in nuove batterie. E seguendo questo indirizzo si muove la Strategia nazionele per l’economia circolare.

Edilizia

La  scelta di materiali di buona progettazione può anche favorire il risparmio energetico in fase di esercizio dell’edificio. Questo tipo di azioni verranno incentivate attraverso riforme in ambito sia pubblico che privato.

Tra questi l’applicazione di criteri ambientali minimi in bandi di gara pubblici (ma applicati in parte anche nel privato nel caso dei Superbonus), dedicati alla ristrutturazione o costruzione di nuovi edifici, inseriscono per esempio alcune limitazioni per selezionare componenti edilizi con contenuto di materiale riciclato specifici, necessari a favorire i prodotti ecocompatibili e l’economia circolare.