Il Rapporto 2022 sul riciclo in Italia

L’industria italiana del riciclo nel 2020 ha consolidato il suo primato rispetto alle altre grandi economie europee, superando di circa 17 punti percentuali la Germania, seconda in classifica.

In particolare l’Italia ha registrato il livello europeo più alto di riciclo di rifiuti per abitante, ossia 969 kg/ab*anno nel 2020. Molto interessanti quindi i dati contenuti nel Rapporto “Il riciclo in Italia” 2022 realizzato dalla Fondazione sviluppo sostenibile, presentato il 17 dicembre 2022 a Milano.

Il riciclo interessa 54 Mt di rifiuti nel 2020, equivalenti al 47% del totale gestito, rappresentando la forma di recupero predominante in Italia.

In totale circa il 70% dei rifiuti, nel 2020 così come nel 2010, risulta riciclato da operatori professionali del settore di gestione dei rifiuti, che si possono definire in tal senso recuperatori “core business”.

Il 30% dei rifiuti viene invece sottoposto a recupero di materia da aziende iscritte al Registro Imprese in settori diversi da quello della gestione professionale, e che, in un’ottica di economia circolare, svolgono anche operazioni di riciclo (da cui la denominazione di recuperatori “non-core business”), valorizzando residui che in questo modo possono rientrare nel sistema produttivo e sostituire, almeno in parte, il fabbisogno di materie prime vergini.

In Italia nel 2020 sono quasi 4.800 le imprese che, indipendentemente dal loro settore economico

di appartenenza, svolgono in concreto attività di riciclo dei rifiuti.

Nella tabella seguente sono indicate le quantità avviata a riciclo e totale gestito per raggruppamento merceologico (Mt e %) nel 2020.

Raggruppamento merceologicoRiciclo GestitoRiciclo rispetto al gestito (%)  
Carta5,76,884%
Gomma0,20,448%
Legno3,65,467%
Metalli17,418,495%
Organico8,712,669%
Plastica1,83,945%
Raee0,40,754%
Tessili0,20,373%
Vetro2,93,291%

Il riciclo è un’attività centrale per l’economia circolare poiché consente di trasformare i rifiuti in materie prime seconde e impiegarle, in affiancamento/ sostituzione a quelle vergini, all’interno dei cicli produttivi.

La resa dei singoli materiali riciclati

La lavorazione dei rifiuti attraverso cui si generano EoW (End of Waste) ha una resa, calcolabile come rapporto tra la quantità di materiali secondari in output e quella di rifiuti in input, che si differenzia a seconda del raggruppamento merceologico considerato.

Il valore di resa più alto riguarda la carta: mediamente a livello nazionale, sottoponendo a operazioni di recupero 100 kg di rifiuti, si ottengono circa 91 kg di materiali secondari classificabili

come “carta”.

Seguono: metalli, tessili e vetro, che registrano valori di resa di poco inferiori al 90%; legno e plastica, con quasi l’80%; gomma, al di sotto del 70%. Il valore minimo si registra infine per l’organico che si attesta a meno del 30%, conseguentemente alle peculiarità chimico-fisiche della matrice.

Il materiale su cui si osserva, in proporzione, il cambiamento più cospicuo è la gomma: nel 2014 dal recupero di 100 kg di rifiuti in entrata si ricavavano mediamente 57,2 kg di End of Waste e nel 2020 tale quantità sale a 68,1 kg, segnando un aumento di quasi il 20% nel periodo.

La tassa dell’Ue su plastica non riciclata come volano per il riciclo

Il Rapporto ricorda che ai fini dell’incentivazione del riciclo potrà essere fondamentale la tassa europea sugli imballaggi in plastica non riciclati.

Il nuovo contributo, una tassa in verità, introdotto per alimentare il fondo di Next Generation Eu, di 0,80 euro al chilogrammo per i rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati, è stato introdotto dalla Decisione 2020/2053/Ue, applicabile dal 1° gennaio 2021, ma facendola entrare in vigore dopo l’approvazione da parte dei 27 Paesi membri.

Il contributo si applica alle quantità che risultano dalla differenza fra rifiuti di imballaggio in plastica prodotti e rifiuti in plastica riciclati. I dati relativi a questo calcolo vanno comunicati alla Commissione Ue entro il 31 luglio di ogni anno e sono relativi al secondo anno precedente l’anno corrente.

Il contributo-tassa è versato dal Paese membro che “può” rifarsi sui produttori di tali imballaggi: l’Italia per ora non ha messo a carico dei produttori tale contributo, ma lo versa con proprie

risorse di bilancio.

Al nostro Paese tale contributo è costato circa 744 milioni di euro, il terzo importo dopo Germania e Francia.

Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio

Per quanto riguarda il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio per filiera nel 2021 in relazione ai target europei 2025 e 2030 si veda la tabella sottostante che conferma il buon lavoro italiano.